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La mia esperienza in Marocco è stata, come in molti paesi, esclusivamente lavorativa. Nessun tour delle città imperiali, niente visite ai musei o alle meraviglie architettoniche e naturali del paese, nemmeno un giro nel deserto.

A proposito del deserto... nel lontano 2002 andai in Marocco (a Rabat per l'esattezza) con Bruno Colombin, titolare dell'azienda in cui lavoravo, compagno di viaggio eccezionale classe 1915! Il motivo del viaggio era una riunione della Confederazione Europea del Sughero (CELiége), per una volta in terra non europea. In preparazione alla riunione arrivò, come sempre, l'ordine del giorno che prevedeva un incontro dei partecipanti alle ore 16 in hotel (Hilton di Rabat, ricordo) per poi avviarsi tutti insieme a cena. Per una volta "nonno", come affettuosamente i collaboratori più stretti chiamavano il titolare vista la sua età, decise di non partecipare alla solita, noiosa, cena di lavoro, ma di arrivare con un volo successivo e di goderci la serata a Rabat, che lui conosceva da prima della seconda guerra mondiale. Serata bellissima, niente da dire, in un ristorante tipico affacciato sulle mura antiche di Rabat, tra piatti fantastici della cucina marocchina e danza del ventre. Peccato però che per i dieci anni consecutivi i colleghi europei non abbiano parlato di altro che della fantastica cena di Rabat: alle 16 erano saliti su dei fuoristrada, per raggiungere un accampamento tuareg nel deserto, dove hanno atteso il tramonto sorseggiando the alla menta, per poi cenare tra le tende, illuminati dai falò e deliziati da musiche e racconti. Una cattiva scelta, a volte, cercare di non annoiarsi.

A parte gli aneddoti personali, il Marocco mi ha affascinato, soprattutto nella sua realtà più essenziale, quella della provincia. Le foto (poche) sono state scattate nel 2007 in una località a un centinaio di km da Rabat, tra il mare ed il deserto, dove sembra che le persone non possano vivere. Invece è proprio la vitalità del villaggio che impressione, donne, uomini, bambini, tutti rumorosi ma mai fastidiosi, in una vita sociale che non si ritrova più qui da noi, nonostante l'aspetto di povertà assoluta del luogo. Mai come lì è apparso chiaro che il denaro non sempre è la soluzione ai problemi della vita.

Ho avuto modo, prima e dopo, di visitare anche brevemente Rabat e Casablanca, che sono delle belle città, con un fascino meridionale anche se piuttosto europee. Però il vero Marocco, come in tutti i paesi del mondo, è dietro l'angolo che il turista non svolta mai.

 

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