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Prima riunione il 10 gennaio, comunicazioni e note al di fuori dei social, d'altronde siamo in pieno lockdown per il COVID19 e qualunque riunione, seppure artistica, è da considerarsi vietatissima.

All'inizio fummo in molti, poi sempre di meno. Qualche incontro "clandestino" al teatro di San Giovanni, poi qualche altra sede ancora clandestina, visto il perdurare di zone rosse, arancioni, nere...

Gli incontri, indetti dal "regista pazzo" (ma sarà poi davvero pazzo?), prendono spunto dalla riflessione, sopraggiunta nel giorno di una manifestazione dei lavoratori dello spettacolo per avere dei sussidi statali, alla quale la componente "pubblico" era del tutto assente. Il pensiero venuto al "regista pazzo", ma anche a tantissimo altri operatori del settore, è stato quello di essere abbandonati, di lottare per difendere qualcosa che, in fondo, anche se dovesse sparire, non sarebbe una perdita pianta da nessuno.

La morte del teatro.

Fortunatamente non è stato così, oggi lo possiamo affermare, anche se questo pensiero è stato spunto di riflessione per tanti mesi, nei quali abbiamo cercato una risposta alla domanda "perché vogliamo fare teatro?".

 Nel corso degli incontri il gruppo si è andato assottigliando, qualche nuovo ingresso a febbraio e marzo, qualche defezione strada facendo.

Con la bella stagione gli incontri si sono spostati all'aperto, davanti al Castello di San Giusto. Location sicura per la pandemia, gratuita, assolata e ventilata.

A partire da ottobre, con l'arrivo dei primi freddi, ci si è spostati nuovamente al chiuso, per alcune settimane, prima di muoverci ancora alla Lanzabatti Cave, dove abbiamo dato alla luce la nostra prima creatura.

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