Il poeta Quinto Orazio Flacco (65 a.C. – 8 a.C.) nella raccolta degli Epodi (V)19, in modo molto poetico assimila il sughero all’aiuto che viene dato ai fanciulli per crescere e lo cita in un modo che potrebbe essere tradotto “potrai camminare da solo”.

…'deprensi non bella est fama Treboni'

aiebat. 'sapiens, vitatu quidque petitu

sit melius, causas reddet tibi; mi satis est, si

traditum ab antiquis morem servare tuamque,

dum custodis eges, vitam famamque tueri

incolumem possum; simul ac duraverit aetas

membra animumque tuum, nabis sine cortice.' sic me

formabat puerum dictis et, sive iubebat

ut facerem quid, 'habes auctorem, quo facias hoc'

unum ex iudicibus selectis obiciebat,

sive vetabat, 'an hoc inhonestum et inutile factu

necne sit, addubites, flagret rumore malo cum

hic atque ille?'…

"Che figura quel Trebonio, colto proprio in flagrante! Di ciò, che sia meglio evitare, e meglio seguire, un sapiente ti spiegherà le ragioni: a me basta poter conservare il costume tramandato dagli antichi e, fino a che tu hai bisogno d'una guida, custodire illibata la tua vita e la tua reputazione: quando poi l'età avrà corroborato il tuo corpo e l'animo, potrai nuotare senza sughero". In questo modo egli educava me fanciullo e, se voleva invogliarmi a fare alcunché: "Ecco qua un modello da imitare!" e mi additava uno dei cittadini più onorati; e se voleva proibirmelo: "Puoi tu aver dubbio che ciò sia disonesto e inutile, quando di questo e quello che l'hanno commesso ferve intorno una così spiacevole diceria?".

Nelle Odi (III, 9)19, invece, Orazio utilizza il sughero come metafora di leggerezza (di costumi) messa a paragone con l’iracondia e la turbolenza delle acque del mare.

Questa dicotomia tra la leggerezza del sughero e la forza delle acque ritornerà anche in tempi molto più recenti come vedremo più avanti.

   Donec gratus eram tibi

nec quisquam potior bracchia candidae

   cervici iuvenis dabat,

Persarum vigui rege beatior.

   Donec non alia magis 

arsisti neque erat Lydia post Chloen,

   multi Lydia nominis,

Romana vigui clarior Ilia.

   Me nunc Thressa Chloe regit,

dulcis docta modos et citharae sciens,

   pro qua non metuam mori,

si parcent animae fata superstiti.

   Me torret face mutua

Thurini Calais filius Ornyti,

   pro quo bis patiar mori,

si parcent puero fata superstiti.

   Quid si prisca redit Venus

diductosque iugo cogit aeneo,

   si flava excutitur Chloe

reiectaeque patet ianua Lydiae?

   Quamquam sidere pulchrior

ille est, tu levior cortice et inprobo

   iracundior Hadria,

tecum vivere amem, tecum obeam lubens.

 

Finché ti piacevo,e nessun giovane più fortunato gettava le braccia intorno al tuo collo candido,vissi più felice del re dei Persiani. Finché non ardesti di più per un’altra donna e non c’era Lidia dopo Cloe, io Lidia di molta fama brillai più di Ilia romana. Ora mi regge la Tracia Cloe che sa dolci melodie e e sa suonare la cetra, per quella temerei di morire, se i fati la risparmieranno, lei che la mia amata. Mi brucia di fuoco corrisposto Calais, figlio di Ornito da Turi, per il quale sopporterei due volte di morire se i fati risparmieranno il ragazzo. E se ritorna l’antico amore i due amanti sono separati sotto il bronzeo giogo, se la bionda Cloe è scossa via, mi apre la porta Lidia lasciata? Anche se quello è più bello delle stelle, tu sei più lieve della corteccia del sughero e più violento dell’agitato Adriatico, con te amerei vivere, con te volentieri morirei

Ancora Orazio nei Carmina, liber III, VIII,20 il sughero appare nella sua attuale funzione più naturale, quella di tappo. L’associazione con il verbo festeggiare rivela la predisposizione del sughero ad essere compagno naturale nel rito di avvicinamento all’apice della festa, il brindisi.

Hic dies anno redeunte festus

corticem adstrictum pice dimovebit

amphorae fumum bibere institutae

   consule Tullo.

Passato è un anno e questo giorno lo festeggio

togliendo il sigillo di pece intorno al sughero

di un'anfora che cominciò ad affumicarsi

 quando Tullo era console.

19          Orazio Quinto Flacco. Odi ed Epodi. Edizioni U. Digital Print; 2006.

20          Orazio Quinto Flacco. Carmina selecta - 3. vol. 45. Disco Vertendo; n.d.