Arrivataci la fotocopia di Shakespeare, non avremmo mai pensato che il tormentone dell'estate e dell'autunno successivi sarebbe stato, per noi tutti, solo uno:
DIAVOLO IMMONDO
Questo incipit, così decisamente shakespeariano, ci avrebbe accompagnato dal lavaggio dei denti mattutino al torpore prima del sonno notturno.
Naturalmente il "nostro" duca di Gloucester, futuro re Riccardo III, avrebbe dovuto essere molto diverso da quello stereotipo di malvagio, deforme, a volte losco figuro, che si aggira per i palcoscenici del mondo.
Il nostro regista ha voluto fare un lungo lavoro, sulla memoria prima (che ahinoi con un incontro settimanale di due ore senza troppa continuità nei due mesi estivi ha fatto fatica a essere domata e padroneggiata), sull'interiorizzazione poi.
Siamo stati tutti Riccardo e tutti Lady Anna, tutti uomo e tutti donna, senza una precisa linea da seguire. Riccardo e Anna, due personaggi delineati, ma alla ricerca di un carattere che li facesse propri, che li trasmettesse agli altri come propri.
Abbiamo fatto filosofia, abbiamo cercato di capire e di capirci, abbiamo obiettato e sperimentato, abbiamo riso e ci siamo irritati con l'autore e con i personaggi, aggiungendo ogni giorno qualcosa di più al nostro essere Anna e Riccardo, avvicinandoci ogni settimana un po' di più a quello che Gualtiero, senza dire, ha indotto in noi. Ogni Anna e ogni Riccardo sono diventati personaggi con il nostro carattere, noi siamo diventati Anna e Riccardo ogni volta che abbiamo iniziato a pronunciare la formula magica: "Diavolo immondo".